domenica 14 giugno 2015

Nostalgica non lo sono mai stata. Sicuramente sono un'attenta osservatrice, spesso critica. Ma le mie critiche sono perlopiù rivolte a me stessa e al mio modo di interagire. Quando mi permetto di fare un'osservazione su qualcosa e su qualcuno lo faccio sempre con le migliori intenzioni, per far emergere un malfunzionamento. Da qualche tempo quotidianamente non smetto di riflettere sui nuovi tipi di socialità, sulle dinamiche dei rapporti umani di questo tempo. Io provengo dalla generazione di mezzo, quella che aveva raggiunto un discreto equilibrio in fatto di socializzazione. Le condizioni dell'ambiente circostante e dei mezzi di comunicazione ci permettevano di essere più veri. Ci fiatavamo di più. Un corteggiamento poteva durare settimane. Si cominciava dagli sguardi e poi si proseguiva con il gironzolarci attorno. Potevamo stare appostati per ore nei luoghi in cui pensavamo di incontrare una certa persona, e chissà quante volte lo avevamo immaginato. Era una rarità rubarsi uno sguardo, un sorriso, una smorfia. Ci nutrivamo di queste piccole emozioni per giorni. Questo modo di fare accresceva il desiderio, le aspettative. Avevamo il tempo di abituarci alle persone, di affezionarci, di integrarle al nostro quotidiano. Sebbene non esistessero tutte queste tecnologie, i servizi di localizzazione, la messaggistica istantanea, i social, trovavamo il modo di incontrare le persone che ci interessavano, quelle a cui volevamo bene. Pertanto quando mi passano per le mani questi nuovi rapporti usa e getta che si montano e smontano nel giro di una manciata di ore, permettetemi di storcere il muso, di dissentire. Per carità anche ai miei tempi esistevano le passioni fulminanti, che nascevano da un bacio improvviso, ma erano comunque rare. Questa rarità conferiva a loro il giusto valore. Ai miei tempi non si poteva perdere il gusto per le cose, facevamo ciò che ci piaceva con parsimonia, con rispetto dei sentimenti. E questo ci ha permesso di assaporare la vita con veracità e voracità. Conoscevamo il gusto ben definito di ogni singola situazione e lo gustavamo esaurendone le dinamiche. Non eravamo così asettici, misurati. A muoverci era il bisogno, le emozioni e della tempestività non sapevamo cosa farcene. Sono una che attribuisce il giusto valore ai nuovi mezzi di comunicazione, ci aiutano a stare "vicini" e a tenere rapporti più costanti con chi amiamo. Ma appunto li considero "mezzi" non "fonti". La fonte, è sempre e soltanto una : l'anima. Per metterla in campo abbiamo bisogno della fisicità di uno sguardo, della leggerezza di una carezza e del calore di un abbraccio. Nelle parole sosta solo brevemente, per il tempo che gli è concesso.