Entro
di sponda con un po' di ritardo per dire la mia. Mi scuso, ma sono più
mattiniera che nottambula. Da genitrice "giovane", mi trovo nella terra
di mezzo. Sono nata nel periodo dello sguardo che inceneriva, perolmeno
in casa del miei. Io credo che la
verità e la giusta misura stiano sempre in mezzo. La scuola ha perso il
suo potere educativo. E purtroppo l'ha perso anche la famiglia. Dietro
la barbara scusa di volere il meglio per i figli, si cede solo nel dare
loro cose fittizie. E l'intenzione a fin di bene si trasforma in
diseducativa. Io ho un figlio di 14 anni, e non ho mai avuto bisogno di
usare le mani. Questo non dipende dal suo carattere mite (visto che non
lo è), ma dipende dal fatto che ho sempre fatto leva sull'empatia, sugli
esempi pratici. Ogniqualvolta vedevo e vedo in lui un atteggiamento
discutibile, lo riprendevo in forma dialogica. Trovo inutile picchiare i
figli, specie perché quello che vogliamo censurare è frutto
dell'educazione che gli abbiamo somministrato noi stessi. Un rapporto
equilibrato deve basarsi sul rispetto reciproco non sul timore. Certo
ogni tanto capita di alzare la voce, ma anche quello è solo un
atteggiamento arrogante. Tutti compiamo piccole azioni, delle quali non
ci rendiamo conto e i nostri figli registrano, assemblano, interpretano e
poi attuano. Probabilmente questa, insieme a tante altre è solo parte
di un insieme di motivazioni che ci hanno condotto all'estremità
opposta. Bisogna far provare sulla pelle ai figli certe frustrazioni,
per far capire loro che certe mancanze nei confronti degli adulti o dei
coetanei, possono far male. Bisogna accompagnarli all'identificazione
empatica, e verso tutte le esperienze sociali. Solo sperimentando tutti i
ruoli, saranno in grado di sceglierne uno democratico. E poi
smettiamola di dire "sono i compagni" che lo trascinano, perché i nostri
figli hanno un cervello proprio e se non lo usano si vede che siamo
stati noi stessi a fare in modo che non si attivasse proficuamente.Autocritica insomma.
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