domenica 25 gennaio 2015

Educazione d'oggi

Entro di sponda con un po' di ritardo per dire la mia. Mi scuso, ma sono più mattiniera che nottambula. Da genitrice "giovane", mi trovo nella terra di mezzo. Sono nata nel periodo dello sguardo che inceneriva, perolmeno in casa del miei. Io credo che la verità e la giusta misura stiano sempre in mezzo. La scuola ha perso il suo potere educativo. E purtroppo l'ha perso anche la famiglia. Dietro la barbara scusa di volere il meglio per i figli, si cede solo nel dare loro cose fittizie. E l'intenzione a fin di bene si trasforma in diseducativa. Io ho un figlio di 14 anni, e non ho mai avuto bisogno di usare le mani. Questo non dipende dal suo carattere mite (visto che non lo è), ma dipende dal fatto che ho sempre fatto leva sull'empatia, sugli esempi pratici. Ogniqualvolta vedevo e vedo in lui un atteggiamento discutibile, lo riprendevo in forma dialogica. Trovo inutile picchiare i figli, specie perché quello che vogliamo censurare è frutto dell'educazione che gli abbiamo somministrato noi stessi. Un rapporto equilibrato deve basarsi sul rispetto reciproco non sul timore. Certo ogni tanto capita di alzare la voce, ma anche quello è solo un atteggiamento arrogante. Tutti compiamo piccole azioni, delle quali non ci rendiamo conto e i nostri figli registrano, assemblano, interpretano e poi attuano. Probabilmente questa, insieme a tante altre è solo parte di un insieme di motivazioni che ci hanno condotto all'estremità opposta. Bisogna far provare sulla pelle ai figli certe frustrazioni, per far capire loro che certe mancanze nei confronti degli adulti o dei coetanei, possono far male. Bisogna accompagnarli all'identificazione empatica, e verso tutte le esperienze sociali. Solo sperimentando tutti i ruoli, saranno in grado di sceglierne uno democratico. E poi smettiamola di dire "sono i compagni" che lo trascinano, perché i nostri figli hanno un cervello proprio e se non lo usano si vede che siamo stati noi stessi a fare in modo che non si attivasse proficuamente.Autocritica insomma.

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