Ho imparato bene una cosa. Scrivere nel momento dell'ispirazione. Questo modus operandi, fa sì che il pensiero arrivi fluido. Limpidamente così com'è nato verrà trascritto.
Riflettevo sul fatto che io davvero sono nata nell'epoca nella quale i sogni non costavano. Non avevano un marchio, nè un prezzo. Non erano accessibili o inaccessibili rispetto al proprio reddito, ma alle proprie potenzialità. Erano sogni che potevano restare chiusi nel cassetto senza mai creare frustrazioni. Erano inconsistenti eppure provocavano reazioni sinestetiche.
Nel tempo di cui parlo quando si chiedeva a un bambino: - Qual è il tuo sogno?-, egli rispondeva :-Vorrei essere come...papà, mamma, l'astronauta, lo scienziato.
Si coniugavano i sogni al verbo essere. E' questa la sostanziale differenza. I sogni erano un divenire della persona.
Attualmente cosa cambia?
Cambiano i tempi?, le espressioni? I sogni? Cambia tutto. I bambini non sanno sognare. Se non da piccolissimi. Dopo il primo contatto con la realtà, smettono i loro sogni e usano i nostri. Se non fosse per quello che sto per dire, ognuno di voi sarebbe portato a credere che in questo processo non c'è nulla di sbagliato. Visto che sono figli nostri, gli abbiamo insegnato a sognare come facevamo noi. Invece no, tutto il contrario. La nostra generazione ha causato questa discontinuità. Come è presto detto. Abbiamo preso tutte le nostre frustrazioni, i giocattoli mai avuti, le nostre aspettative e le abbiamo messe in mano dei nostri bambini. La nostra giustificazione è stata :-Voglio dare a mio figlio, tutto quello che non ho avuto io .-
In quest'assurda pretesa abbiamo toppato, e più che riempire la vita ai nostri bambini l'abbiamo svuotata. Gli abbiamo impedito di sognare, di vivere in quello stato fisico a mezz'aria. Tra realtà e fantasia. Gli abbiamo insegnato che i sogni stanno esposti in vetrina e che per averli dobbiamo "avere".
Gli abbiamo insegnato il baratto consumistico, quello inconsistente e improduttivo. Se chiediamo oggi a un bambino cosa sogna, risponderà di sicuro citando un noto marchio. I nostri figli, coniugano all'avere, piuttosto che all'essere. Ed è tutta colpa nostra. Colpa di chi ha gratificato il suo bambino interiore, per mezzo dei propri figli, rubandogli la capacità di accrescere il desiderio. Di proiettarsi al futuro e di creare un immagine di sé. Siamo nell'epoca dell'avere.
Nessun commento:
Posta un commento